Lid'A 10
La cinta muraria
E’ costituito da un sistema di edifici in linea attestati lungo il confine meridionale dell’altopiano, che circonda tutto il vecchio tessuto urbano. Realizzato a partire degli anni ’70 si caratterizza come la nuova espansione della città, predisposta ad ospitare nuovi bisogni abitativi legati a maggiori spazi e cubature, scaturiti da una maggiore articolazione sociale non più legata esclusivamente al lavoro agricolo. Esso si sviluppa come accorpamento di una tipologia in linea a cinque e sei piani fuori terra, storicamente obsoleti rispetto alla scala del tessuto edilizio esistente. La forte compattezza sia in verticale che in orizzontale assegnano al sistema una evidente funzione di ‘muro urbano’, che nel tempo ha assunto il valore di contenimento e di confine netto con la campagna e il paesaggio. La sua consistenza fisica e dimensionale, ci riporta infatti, a vari livelli di lettura sia a scala urbana che a quella paesaggistica. Per la prima, rappresenta un’esaltazione della giacitura originaria, disegnandone i contorni e l’andamento delle forme naturali; per la seconda si confronta con una forte omogeneità e continuità architettonica, che esalta la condizione acropolica del centro urbano dal forte valore basamentale contrapposto al suolo agricolo naturale e alla foresta retrostante. L’omogeneità dell’intervento lungo una linea continua contribuisce ad un’immagine fortemente unitaria, che a parte i limiti sul piano architettonico, è capace di riconoscersi come segno morfologico identitario, risultato di una potenziale pratica urbanistica costruita’, proiettata sugli aspetti formali e su modelli capaci di continuare il racconto della città non solo in termini quantitativi. La proposta progettuale parte da tali considerazioni e dall’intento di reinterpretare e rileggere l’esistente, nell’idea d’intervenire sul doppio livello di avvicinamento e allontanamento al manufatto. Nel primo caso si tratta d’intervenire sia sul piano della sezione trasversale che della qualità figurativa; occorre ripensare il rapporto di permeabilità tra la strada e lo sguardo sul paesaggio, tra lo spazio pubblico e quello privato, insieme ad un possibile intervento mirato a riportare la qualità architettonica degli edifici – in questo senso tutta la normativa sul risparmio energetico, l’adeguamento alle normative sismiche e funzionali, può rappresentare un’occasione concreta d’intervento sul piano dell’attacco a terra , dell’involucro e della copertura degli edifici. Nel secondo caso occorre intervenire sul suolo basamentale, irrisolto dal punto di vista del radicamento dei manufatti e del loro rapporto con il sistema naturale, ricollocandoli nell’immagine più complessiva del paesaggio e della geografia ambientale esistente.